La stretta creditizia affossa il mercato immobiliare. Nell’ultimo anno l’aumento del costo del denaro ha ridotto la quota di compravendite assistita da mutuo dal 48,4% del 2022 al 39,9% favorendo così il mercato degli affitti con una domanda in crescita del 3% rispetto all’anno prima. In altre parole, nel 2023 48.000 nuclei familiari hanno rinunciato ad acquistare una casa a favore della locazione. E’ quanto emerso dall’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma secondo cui nel 2023 le compravendite hanno subito un calo vicino al 10% con quasi 710.000 abitazioni passate di mano. Un trend imputabile esclusivamente alla componente di domanda che è uscita dal mercato perché dipendente dal credito (-26%), mentre gli acquisti senza mutuo hanno continuato a crescere (+4,8%).
La variazione positiva che ha interessato i valori delle abitazioni dei mercati intermedi, seppur di modesta entità (+1,2% per l’usato e 1,7% per l’ottimo stato) è una sintesi di dinamiche locali tutt’altro che omogenee. Se i mercati di Messina e Ancona hanno fatto segnare una flessione nominale dei prezzi (rispettivamente -2,2% e -1%), quelli di Trieste e Novara (rispettivamente +3,2% e +3%) evidenziano una variazione positiva di entità doppia rispetto alla media dei mercati.
Alla luce di tale quadro, secondo gli esperti di Nomisma non basterà un atteggiamento più accomodante da parte della Bce per determinare un’immediata risalita delle transazioni, ma sarà necessaria una fase di normalizzazione che agevoli il ripristino di condizioni più favorevoli alla domanda.
“Ad essere venuto meno non è tanto l’interesse potenziale, che nel nostro Paese rimane strutturalmente sovrabbondante, quanto la disponibilità del settore bancario a supportare il percorso degli aspiranti mutuatari – commenta Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma -. Il possibile ritorno a condizioni di maggior favore, in termini di propensione all’erogazione e di onerosità del credito, consentirebbe di scongiurare riflessi sui prezzi della flessione di domanda e transazioni. Se nel primo semestre il quadro non pare ormai destinato a mutare, dal secondo è lecito attendersi un cambio di rotta, con effetti che almeno inizialmente saranno piuttosto timidi”.
Sul fronte della locazione non si arresta la crescita dei canoni (+2,9% annuo). La media sintetizza una certa variabilità tra i mercati monitorati: dal calo di Messina (-1,3%), alla stabilità di Bergamo (+5,1%) fino ad arrivare al picco di Perugia (+5,2%). Lo spostamento di interesse verso la locazione metterà ancora più in evidenza il sovraffollamento di un comparto che già oggi sconta un’evidente carenza di offerta.