Nel corso del 2023, la ricchezza immobiliare delle famiglie italiane ha registrato una crescita modesta dell’1,1% rispetto all’anno precedente, ben al di sotto del 2,1% riportato nel 2022. Questo rallentamento è stato principalmente causato dall’indebolimento del mercato immobiliare e dall’aumento dei tassi di interesse sui mutui, che hanno notevolmente frenato la domanda di prestiti per l’acquisto di abitazioni. E’ quanto mette in evidenza il governatore Flavio Panetta nella Relazione annuale della Banca d’Italia.
Le transazioni di compravendita di abitazioni sono diminuite di quasi il 10%, e i prezzi delle case sono aumentati in media solo dell’1,3%, rispetto al 3,8% del 2022. Questo incremento dei prezzi è stato significativamente inferiore all’inflazione al consumo. L’andamento delle quotazioni immobiliari è stato influenzato principalmente dal segmento delle abitazioni di nuova costruzione. A proposito di costruzioni, il valore aggiunto ha continuato ad aumentare (3,9%, 10,7 nel 2022), con una marcata accelerazione nell’ultimo trimestre dell’anno indotta dalla possibilità di usufruire dei più generosi benefici fiscali connessi al Superbonus, ancora in vigore sino alla fine del 2023.. Secondo le rilevazioni dell’Istat, le imprese di costruzione hanno segnalato attese di ordini e piani di costruzione in aumento nella seconda parte dell’anno, cui è seguito un rallentamento nei primi mesi del 2024. Sulla base dell’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind), condotta dalla Banca d’Italia tra febbraio e maggio di quest’anno, circa il 39 per cento delle imprese di costruzione con almeno dieci addetti nel 2024 trarrà vantaggio dal Superbonus, rispetto al 70 per cento nel secondo semestre del 2023. Secondo la stessa indagine, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) porterebbe nell’anno in corso benefici diretti o indiretti al 52% delle imprese (da 40 nel secondo semestre del 2023).
PREVISIONI PER IL 2024
Secondo i sondaggi condotti dalla Banca d’Italia, le prospettive degli agenti immobiliari per il mercato nel primo trimestre del 2024 rimangono modeste. La difficoltà nell’accesso ai mutui è ritenuta una delle principali cause della debolezza della domanda, come evidenziato dalle valutazioni degli operatori. Attualmente, poco meno dei due terzi delle compravendite è finanziato tramite mutuo, una percentuale inferiore rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Inoltre, i canoni di locazione hanno continuato a salire, in linea con il trend osservato nel 2023. Le analisi sui dati degli annunci su Immobiliare.it indicano che la domanda di abitazioni è rimasta debole anche nei primi mesi del 2024.
L’AUMENTO DELLA RICCHEZZA NON E’ UNIFORME
La ricchezza netta delle famiglie italiane è aumentata a 11.000 miliardi di euro a fine 2023, mostrando un incremento sostanzialmente stabile rispetto al reddito disponibile. Tuttavia, questo aumento non è stato uniforme: la ricchezza delle famiglie più abbienti ha mostrato una crescita più marcata rispetto alla classe intermedia e ai meno abbienti. La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza rimane in linea con quella dell’area dell’euro, con il decimo più ricco che possiede il 60% della ricchezza netta totale.
LA SPINTA DEGLI STRUMENTI FINANZIARI RISCHIOSI
L’aumento della ricchezza netta complessiva, a prezzi correnti, del 14% tra il 2010 e il 2023 è stato principalmente guidato dalla crescita del 29% osservata per il decimo di famiglie più abbienti. Questo incremento è stato favorito dall’andamento positivo degli strumenti finanziari più rischiosi, come azioni, partecipazioni e quote di fondi comuni. Al contrario, la ricchezza della classe intermedia è diminuita del 4,8% a causa della flessione del valore del patrimonio immobiliare, solo parzialmente compensata dalla performance degli strumenti finanziari più rischiosi. Per la metà più povera delle famiglie, la ricchezza netta è rimasta pressoché stabile, con un’espansione del valore del patrimonio immobiliare che è stata quasi interamente annullata dal calo della ricchezza finanziaria e dal maggiore indebitamento.
COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DELLE FAMIGLIE
Alla fine del 2023, il patrimonio abitativo rappresentava tre quarti della ricchezza lorda delle famiglie meno abbienti, una quota relativamente elevata rispetto alla media europea. Gli strumenti finanziari più liquidi, come depositi e obbligazioni, costituivano solo il 17% della loro ricchezza lorda, mentre il debito ammontava al 25% della stessa. Per il decimo più ricco, invece, il patrimonio era maggiormente diversificato: circa un terzo della ricchezza lorda era costituito da immobili residenziali e oltre il 40% da strumenti finanziari rischiosi, con il debito che rappresentava solo il 5% della ricchezza lorda.