Allarme affitti. La scarsità di offerta, unita all’aumento generale dei prezzi degli ultimi due anni, ha determinato un aumento dei canoni di locazione del 2,1% nel 2023. E’ la fotografia scattata al settore da Nomisma secondo cui nonostante una domanda elevata (oltre 700.000 richieste di locazione stimate l’anno scorso), esiste una significativa discrepanza tra l’offerta disponibile e la domanda effettiva. L’11% circa delle abitazioni nel Paese rimane infatti non utilizzato o non concesso in locazione.
Non solo. Secondo i dati dell’Osservatorio Affitti 2023 realizzato da Nomisma per conto di Crif in collaborazione con Confabitare, le case destinate alla locazione sono circa il 10% dello stock immobiliare disponibile, mentre un altro 11% è a disposizione, ovvero né locato né utilizzato come prima abitazione. Questo comporta una scarsità di offerta che, unita all’aumento generale dei prezzi degli ultimi due anni circa, ha determinato un aumento dei canoni di locazione.
“Far coincidere domanda e offerta nel mercato della locazione è una sfida complessa, poiché si basa sull’asimmetria informativa tra locatore e locatario, sia relativamente all’affidabilità economica di quest’ultimo, sia ad aspetti di carattere più socioculturali e di approccio alla buona gestione dell’immobile preso in locazione”, spiegano gli esperti di Nomisma secondo cui rriva al 30% la quota dei proprietari che si dichiarano non disposti a concedere in locazione le proprie abitazioni, con una maggiore concentrazione tra coloro che possiedono un’unica abitazione oltre quella di residenza/vacanza (questa quota scende al 15% per chi dichiara invece di possedere 3 o più abitazioni oltre quella di residenza).
Escludendo dal campione chi non ha mai concesso in locazione immobili di proprietà, ci è poi un’ulteriore quota di rispondenti (circa il 10%) che dichiara di aver affittato in passato una o più abitazioni di proprietà ma di non averne più intenzione. Fra questi quasi il 40% ha avuto esperienze negative (sfratti, ingiunzioni di pagamento, mancati pagamenti) che li ha fatti desistere. Nonostante questo, attualmente la metà dei proprietari di immobili extra oltre a quello di residenza o vacanza ha in locazione almeno un’abitazione, e un ulteriore 30% si dice pronto a concederla in locazione nel futuro prossimo. E questo, nonostante i dubbi sull’affidabilità economica degli inquilini.
“La morosità e i ritardi nel pagamento dell’affitto sono problemi diffusi, con quasi 1/3 dei locatori che dichiara di aver subìto fenomeni di morosità (concentrati soprattutto fra le 2 e le 4 mensilità) e il 13% degli affittuari che dichiara di aver saltato almeno un pagamento”, avvertono gli analisti di Nomisma. “Stessa dinamica anche rispetto a ritardi nel pagamento dell’affitto: il 27,5% degli affittuari ha dichiarato di aver pagato l’affitto in ritardo almeno una volta nell’ultimo anno, mentre lato locatori la quota di ritardi riscontrati sale al 38%”.
La morosità dei locatari è principalmente causata dall’emergere di spese impreviste (nel 40% dei casi), specialmente tra liberi professionisti, imprenditori, lavoratori autonomi e artigiani che scontano una discontinuità nelle entrate. In seconda battuta, in un caso su 3 la morosità è dovuta a una temporanea perdita di lavoro o a difficoltà legate al reddito, incidenza che si alza sensibilmente in presenza di redditi bassi o nulli.
“Nonostante le difficoltà, circa il 50% dei locatori preferisce attendere prima di intraprendere azioni legali per la morosità, facendo emergere il profilo di un “proprietario tollerante”. La percentuale di chi decide di procedere per vie legali aumenta però con il numero di abitazioni possedute”, concludono gli esperti.