Cresce il mercato dello smart working e del workation, nuova tendenza a lavorare mentre si è in viaggio, potendo utilizzare sedi diverse. E cambia anche la riflessione delle società rispetto agli investimenti in real estate, avendo a disposizione piattaforme di spazi flessibili che consentono una presenza più capillare, al netto della sede di rappresentanza. Ne abbiamo parlato con Mauro Mordini, country manager per l’Italia di Iwg, il più grande operatore mondiale di spazi di lavoro flessibili che ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi in crescita del 15% a 1,48 miliardi di sterline da 1,29 miliardi di sterline dell’anno precedente. Le entrate a livello di sistema, che comprendono i partner in franchising, i centri gestiti e le joint-venture, sono aumentate del 16% a 1,68 miliardi di sterline.
Come sta cambiando questo segmento di mercato?
“Il mercato del coworking vede un aumento costante della domanda. Se a fine anni ’90 veniva utilizzato solo da chi operava a livello internazionale e aveva familiarità con questo modello all’estero, negli anni è cresciuta la consapevolezza di un prodotto che è in grado di offrire vantaggi dal punto di vista dell’immediatezza dell’utilizzo, dell’outsourcing, consentendo di dedicarsi al proprio business e potendo considerare lo spazio ufficio come strumento di lavoro. Il boom si è verificato nella seconda parte del 2015: dagli 11 centri che avevamo nel 2013, siamo passati a 100. Buona parte della crescita è stata fatta negli ultimi 10 anni. Ciò è stato possibile perché le aziende hanno preso consapevolezza del valore della flessibilità e della velocità dell’ingresso sul mercato. Abbiamo capito l’importanza di creare un network, una piattaforma di spazi flessibili a livello mondiale che tenesse conto di chi preferisce lavorare fuori Milano, in un business park, e chi in piazza Duomo. Abbiamo creato brand che differenziano anche il tipo di prodotto: dall’arredamento alla tipologia di aree comuni. Signature è il nostro 5 stelle, Space e Copernico che sono i più informali, dedicati a società creative e fresche. Poi Regus, che è il classico ufficio per le corporation ed HQ che si rivolge alle aree periferiche esterne alla città. L’obiettivo è offrire una soluzione che consenta di sentirsi a casa pur essendo in una soluzione in outsourcing. L’80% delle società del Fortune 500 Best Company è stata nostra cliente. Come lo sono il giornalista, l’avvocato, il freelance, la filiale italiana, le società di consulenza. Ciò che a fine anni ’90 e primi anni 2000 era indirizzato a società multinazionali con decision maker all’estero, oggi è trasversale”.
La pandemia prima e il post pandemia poi, con il consolidamento di certe abitudini, hanno cambiato le modalità di lavoro?
“Il fenomeno dello smart working per le grandi società che operano a livello mondiale non è una conseguenza della pandemia. Era presente già prima. Il concetto di ‘work-life balance’ esisteva nelle agende dellei grosse società a livello mondiale. Il fatto di potere lavorare da remoto, usare spazi flessibili, non era un concetto nuovo. La pandemia ha obbligati tutti a considerarlo e anche le società più tradizionali hanno cambiato mentalità. la conseguenza è che tutte le società stanno valutando quale possa essere il loro futuro dal punto di vista del real estate. Tra chi ragiona su ‘tutti da casa’ o ‘tutti in ufficio’, a quella soluzione che definiamo ‘hybrid working’ o ‘work from anywhere’: puoi lavorare ovunque, alternando giorni in ufficio a giorni da remoto. Questa è la soluzione che vediamo utilizzata da grande parte della aziende. L’ufficio resta, anche a sostegno dell’immagine che la società vuole dare. Poi ci si organizza secondo modalità flessibili, organizzando branches in aree più residenziali, anche per dare la possibilità a chi vive lontano dal luogo di lavoro di potere di abbattere i tempi di commuting. Ci siamo abituatia lavorare da remoto. Abbiamo abbattuto una barriera che era più che altro mentale. Ora, il nostro obiettivo è creare una piattaforma che sia la più capillare possibile, affinché ogni azienda possa usare i nostri servizi a livello locale o internazionale con le stesse caratteristiche, lo stesso tipo di servizio, lo stesso feeling all’interno dell’edificio”.
Come può evolvere questo mondo, dal momento che già abbiamo assistito a un consolidamento importante del settore?
“Il trend è chiaro. Anche se prendiamo soltanto la nostra esperienza, a Milano e nelle zone limitrofe abbiamo 57 centri. A Roma ne abbiamo 18. A Torino 5. Dunque anche sul territorio nazionale, la flessibilità, il fatto di potere lavorare in un certo tipo di ambiente diventa interessante per la piccola società, il piccolo professionista. Anche a livello nazionale ci rivolgiamo e collaboriamo con altre aziende e proprietari di edifici che vogliono mettere a reddito i propri spazi con questo tipo di prodotto che possiamo gestire noi per loro. E’ qualcosa che possiamo fare in partnership – ne abbiamo già fatti tanti – per allargare il nostro network a una velocità superiore. Questo ci permetterà di crescere molto di più. Lo abbiamo fatto con le formule del franchising e oggi stiamo spingendo molto in management”.
In pipeline quante aperture avrete da qui a fine del 2024?
“Abbiamo mantenuto una media di circa 8-12 centri aperti all’anno e quest’anno manteniamo questo trend, forse faremo qualcosa di più. Per il prossimo anno, abbiamo diverse soluzioni in pipeline che potrebbero addirittura aumentare la crescita, dal momento che stiamo andando all’esterno dei nostri confini aziendali. Le prossime aperture saranno Caserta, Reggio Calabria. Abbiamo già aperto a Cagliari. Un franchising già esistente a Firenze aprirà anche a Bari. Stiamo scandagliando tutto il mercato sia del Centro Italia, sia del Nord Est e Sud Italia dove siamo meno presenti”.
Intanto avete inaugurato il nuovo spazio in Gae Aulenti
“Coincide con il numero 100. Il centesimo centro, importante simbolicamente perché coincide con una location molto prestigiosa per il mercato di Milano. Il centro d’affari più importante della città, dove ci sono palazzi iconici e aziende importantissime, dove sono presenti aziende di grande prestigio. Abbiamo sette piani, due di coworking, uno dei quali dà direttamente sulla piazza, e 5 piani uffici. Sono 5500 metri quadri. Siamo aperti da fine luglio per quanto riguarda gli uffici, abbiamo aperto gli spazi comuni a settembre e avremo una inaugurazione ufficiale il 26 ottobre. Si tratta, in questo caso, degli spazi che lascia libri UniCredit”.