Tra condomini, edifici unifamiliari, unità funzionalmente indipendenti e 6 castelli il numero degli edifici coinvolti nel Superbonus 110% al 31 agosto risultava pari a 425.351, per un totale di investimenti ammessi a detrazione saliti a 85 miliardi di euro, su un totale di investimenti (comprese le somme non ammesse a detrazione) di 86,3 miliardi. Sono alcuni dei dati presentati da Enea nel consueto monitoraggio mensile sul Superbonus che segnala come l’onere a carico dello Stato rappresentato dalle detrazioni maturate per i lavori conclusi risulta essere pari a 76,1 miliardi. Nel dettaglio, i condomini coinvolti sono 73.837 per 47,2 miliardi di investimenti, 46,9 dei quali ammessi a detrazione. Per i lavori realizzati ammessi a detrazione l’importo è di quasi 34,7 miliardi. Gli edifici unifamiliari coinvolti dalla richiesta di superbonus sono stati 236.473 per 27,77 miliardi di investimenti e 26,99 miliardi ammessi a detrazione (24,56 realizzati). Le unità funzionalmente indipendenti coinvolte sono state 115.035 per 11,3 miliardi di investimenti (11,1 ammessi a detrazione, 10,36 per lavori già realizzati). Per quel che riguarda i 6 castelli aperti al pubblico coinvolti ci sono stati investimenti per 1,69 miliardi, 839 milioni dei quali ammessi a detrazione (725 milioni di lavoro realizzati).
L’importo medio è stato di 639.830 euro per i condomini 117.439 euro per gli edifici unifamiliari, 98.493 euro per gli edifici funzionalmente indipendenti e 281.586 per i castelli. Ad oggi le norme prevedono che la percentuale di rimborso scenda decisamente, dal 110% fino al 70%, mentre a inizio agosto il governo Meloni ha concesso una proroga del 110% fino al 31 dicembre 2023 per . In più, i crediti fiscali possono essere ceduti solo se risalgono al 2022, oppure se i lavori sono partiti prima del 17 febbraio 2023.
Quest’anno i requisiti del superbonus 110% sono cambiati diverse volte. A inizio agosto, il governo Meloni ha dato una ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2023 per per le abitazioni unifamiliari (ad es. le villette a schiera) che alla data del 30 settembre 2022 avevano completato almeno il 30% dei lavori, per i condomini che avevano deliberato in assemblea il via libera ai lavori entro il 25 novembre 2022, e alle case plurifamiliari con massimo quattro unità residenziali che entro il 25 novembre 2022 avevano inviato la Cilas. Infine, per gli edifici in zone terremotate dal 2009 in poi e in zone alluvionate (purché l’intervento sia legato ai danni causati da terremoto o alluvione), e per gli edifici Iacp (le vecchie “case popolari”) in cui i lavori erano almeno al 60% alla data del 30 giugno 2023.
Dal 2024, la quota di rimborso scenderà invece al 70%, e poi ancora al 65% nel 2025. Già da quest’anno, diverse categorie di immobili possono accedere solo al superbonus 90%, con un criterio di reddito fissato a 15mila euro. Ci saranno però alcune eccezioni anche nel 2024. Gli edifici colpiti da terremoti dal 2009 in poi potranno approfittare del 110% fino al 2025, mentre quelli in zone alluvionate potranno usarlo fino a dicembre 2024.
Per quel che riguarda i crediti d’imposta eventualmente accumulati derivati dal superbonus e sono relativi a spese del 2022 possono essere ceduti fino al 30 novembre 2023. Sarà comunque necessario pagare una sanzione di 250 euro per il ritardo, nel momento in cui si cedono i crediti a banche, assicurazioni o altri intermediari finanziari. Per quanto riguarda i crediti d’imposta accumulati nel 2023, invece la cessione del credito e lo sconto in fattura sono riservati a chi ha presentato la Cilas (o la delibera assembleare, per i condomini), dal 1 gennaio al 16 febbraio 2023 (compreso). Si tratta, però, di persone che ricevono il superbonus ridotto al 90%, che prevede dei criteri particolari.
Chi non rispetta questi criteri non può cedere i propri crediti, quindi dovrà riscuoterli direttamente tramite la propria dichiarazione dei redditi Irpef. I crediti si possono diluire in dieci anni in parti uguali – ad esempio chi deve riscuotere 80mila euro di crediti può detrarre 8mila euro all’anno per dieci anni dalla propria dichiarazione dei redditi – ma bisogna tenere conto della propria capienza fiscale. Per legge, infatti, non si può dedurre più di una certa quota dell’Irpef. Ad esempio, se una persona ha il diritto a scalare ogni anno 8mila euro grazie al superbonus, ma quella persona in un anno paga solo 5mila euro di Irpef, evidentemente non potrà detrarre l’intero ammontare di 8.000 euro. I soldi in eccesso andranno persi, e non si potranno recuperare nemmeno negli anni successivi.