E’ sempre la casa il bene rifugio per eccellenza per le famiglie italiane e l’investimento immobiliare la forma più sicura di tutela dei risparmi. La conferma è contenuta nell’ultimo Osservatorio Immobiliare Nazionale realizzato dalla Fiaip, la federazione italiana degli agenti immobiliari, secondo cui lo scorso anno si è registrato un livello di compravendite che non si vedeva da oltre vent’anni (+3,5% rispetto al 2021, pari a 775.000 transazioni). I valori di mercato sono risultati invece stazionari, salvo aumenti nei grandi centri urbani (compresi tra il 5 e il 10%), generati da una domanda che rimane alta a fronte di un’offerta sempre più ridotta, sia in relazione alla vendita che all’affitto.
Gli esperti di Fiaip sono andati oltre e, attraverso una collaborazione con l’Enea e I-Com (Istituto per la Competitività), hanno analizzato lo stato dell’arte della situazione energetica del parco residenziale italiano. E’ emerso così che il 70% degli immobili nuovi sono nelle prime due classi energetiche (A e B), mentre rispetto al 2021 il numero di immobili ristrutturati nelle migliori classi energetiche è cresciuto del 10%. Non solo. Il 58% del campione di circa 600 agenti immobiliari intervistati ha fatto sapere che l’Ape (Attestato di prestazione energetica) aiuta a orientare le scelte degli utenti verso immobili di migliore qualità energetica mentre per il 57% del campione lo strumento del Superbonus 110% ha avuto un’influenza rilevante per la dinamicità virtuosa del mercato immobiliare.
“Il mercato si conferma in significativa crescita nel 2022 con valori in rialzo nei grandi centri urbani”, sottolinea il presidente del Centro Studi Fiaip Francesco La Commare. “Preoccupa la scarsità dell’offerta di case sia da vendere che da affittare soprattutto nelle città universitarie e a forte vocazione turistica che potrà determinare un ulteriore rialzo dei prezzi, ma le prospettive per il 2023 rimangono positive principalmente in virtù di una ritrovata convenienza delle banche a concedere mutui unitamente all’ingente liquidità accumulata dalle famiglie italiane che stimoleranno l’investimento immobiliare non solo orientato all’acquisto della prima casa ma anche finalizzato alla redditività da locazione”.
“Realizzare la giusta transizione energetica nei tempi previsti dalle politiche energetico-climatiche europee e nazionali impone un radicale e rapido cambio di passo nel modo in cui costruiamo, ristrutturiamo e viviamo il nostro spazio abitato”, commenta il Vicepresidente I-Com Franco D’Amore. “Tutto questo richiederà una nuova prospettiva nella quale l’efficienza energetica degli immobili dovrà essere vista come un investimento per accrescere il valore delle proprietà e conservare, attraverso la riduzione delle spese energetiche, il proprio potere d’acquisto. Questo processo va evidentemente accompagnato e supportato per evitare di creare distorsioni e ampliare il divario sociale tra cittadini. L’ingenza delle risorse necessarie richiederà la messa a punto di strumenti di natura finanziaria che consentano di attivare un ciclo virtuoso di investimenti che potranno ripagarsi nel tempo con i risparmi ottenuti, superando così la logica dell’incentivo che, alla lunga, non è più sostenibile”.
“La centralità del settore civile nei consumi energetici finali del nostro Paese impone un’azione capillare e decisa di efficientamento energetico dello stock immobiliare italiano”, commenta la Direttrice del Dipartimento Enea di Efficienza energetica Ilaria Bertini. Mentre Gian Battista Baccarini, Presidente Nazionale Fiaip,sottolinea come la voglia di case più efficienti da un punto di vista energetico e gli inventivi fiscali da processo virtuoso che “però, rischia di essere fortemente rallentato sia dalla repentina eliminazione dello sconto in fattura, misura che riteniamo debba essere riconvertita gradualmente, che, ancor più, dall’attuale formulazione della Direttiva Energetica UE che, se non sarà corretta, determinerà effetti devastanti sul mercato immobiliare e quindi sull’economia del nostro Paese, svalutando gran parte degli immobili con conseguente impoverimento delle famiglie italiane e indebolimento della più importante e strategica garanzia del debito pubblico nazionale, appunto il valore della proprietà immobiliare diffusa”.