Un terzo degli anziani italiani teme che la casa in cui abita possa rappresentare un pericolo per la propria incolumità; un quarto teme di invecchiare dentro la casa in cui vive per la stessa ragione; e altrettanti soffrono per la carenza di spazio, temendo di non poter ospitare, quando e se servisse, una badante. Sono alcune delle informazioni emerse dalla Survey sull’”abitare senior” presentata a Milano dall’Ali – l’Istituto italiano per la longevità attiva creato e presieduto da Francesco Priore.
Ma se questi dati attestano la presenza di una domanda nuova di servizi residenziali di qualità, qualcosa si muove, tra Stato e mercato, per riqualificare anche in Italia – come già accade in Francia, Olanda, Stati Uniti e vari altri Paesi – la qualità abitativa degli anziani autosufficienti. Lo ha testimoniato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, spiegando come e perché l’istituto che guida ha investito in un grande progetto di senior housing insieme con Inarcassa, Enpap e Fabrica per sviluppare i migliori investimenti immobiliari per cercare di migliorare l’offerta e implementarla a Milano, Vincenza, Verona e Roma: “E’ auspicabile un maggior interesse da parte di istituti come il nostro, ma anche il legislatore dovrebbe offrire migliori strumenti d’intervento. Ci vorrebbero nuove policy per arginare il deflusso di pensionati verso altri Paesi. La missione 5 del Pnrr, dedicata all’inclusione, potrebbe essere la sede di questo sviluppo”.
Gli ha fatto eco l’assessore alla casa del Comune di Milano Pierfrancesco Maran, secondo cui “ha senso immaginare che queste iniziative nascano da un coordinamento tra pubblico e privato” e che gli investitori individuino in esse opportunità di business stabile, magari meno redditizie di altre ma cariche di un forte valore sociale, e dunque attente ai principi Esg.