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Al via il premio “Access City Award” 2023 per le città più accessibili dell’Ue

Casa green, dal 2033 tutti gli immobili dovranno essere almeno in classe D

Di Tobia Zanotti
15 Marzo 2023

Con una maggioranza schiacciante (43 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti), la direttiva Ue sulle case green è stata approvata dal Parlamento europeo spianando la strada a una vera e propria rivoluzione del comparto immobiliare con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico nel settore entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica di lì al 2050. Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’Ue sono, infatti, responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Adesso la palla passa nel campo dei singoli Paesi attraverso negoziati che dovranno portare a concordare la forma definitiva della normativa.

Entrando nel cuore della direttiva varata dall’assemblea di Strasburgo, a partire dal 2028 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero con l’unica eccezione degli immobili nuovi occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche per cui la scadenza è stata anticipata al 2026. In tutti in casi in cui sarà tecnicamente o economicamente possibile, gli asset dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.

Non solo. In base alla nuova direttiva, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D). Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.

Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche – ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento – dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.

I Paesi Ue stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione che, nelle intenzioni del Parlamento europeo, dovranno prevedere sistemi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri saranno poi chiamati ad allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.

Numerose le deroghe previste da Strasburgo. La nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi Ue avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto. Potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell’edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche. E sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.

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