Mentre il mercato immobiliare europeo riprende a crescere e registra nel 2022 un incremento degli investimenti complessivi del 20% pari a 40 miliardi di euro, l’Italia deve affrontare una contrazione del comparto con un valore pari a poco meno di 1 miliardo di euro. Francia, Germania e Regno Unito continuano a rappresentare i mercati più attrattivi per i capitali, con investimenti che nel 2022 hanno raggiunto rispettivamente 6, 8,25 e 8,1 miliardi. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto 2023 sul mercato immobiliare commerciale‘, presentato a Milano da Scenari Immobiliari nel corso del convegno ‘Living in a two-Speed World’ – Negozi di città e centri commerciali del nuovo decennio’. In Italia, gli investimenti nella prima metà dell’anno sono stati superiori ai 550 milioni di euro e hanno sostenuto la crescita del settore compensando il successivo calo registrato nel corso dei due trimestri conclusivi (investimenti per poco più di 400 milioni di euro). Il volume totale degli investimenti retail fatto registrare nel corso del 2022 è dunque pari a poco meno di 1 miliardo di euro (980 milioni) e risulta inferiore di quasi il 26% rispetto a quanto fatto registrare nel corso del 2021 e di quasi il 50% rispetto al 2019. La Lombardia concentra più del 25% del totale degli investimenti a livello nazionale, circa 270 milioni di euro, seguita da Veneto ed Emilia Romagna, rispettivamente con quasi il 15% (134 milioni) e il 10% (84 milioni). Il fatturato degli immobili a uso commerciale si è attestato nel 2022 a quasi 6,5 miliardi di euro, derivante da attività di vendita e di locazione di spazi per il retail, in calo di 3,7 punti percentuali rispetto alla quota raggiunta nel 2021.
“I consumatori, in Italia, in Europa, nel mondo – spiega Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – sono tornati nei negozi e, nello stesso tempo, le loro abitudini di acquisto online sono diventate continuative e definite. I luoghi del commercio, i negozi, le grandi superfici, stanno cambiando forma e rapporto con lo spazio pubblico. Gli investimenti immobiliari nel settore sono in crescita e, nello stesso tempo, gli investitori istituzionali sono diventati maggiormente speculativi”.
Un doppio binario di possibilità che porta in qualche modo a “vivere in un mondo a due velocità, come spesso accade in periodi d’insicurezza. I servizi – sottolinea Zirnstein – entrano prepotentemente nelle strade di vicinato e negli shopping mall sotto forma di oggetti immobiliari dedicati alla cura, all’intrattenimento, allo sport e alla cultura. I negozi, nella loro accezione tradizionale e alternativa sono inseriti di diritto nei processi di rigenerazione urbana che coinvolgono i luoghi della vita e del tempo libero, adatti a ogni tipo di domanda, sia attraverso interventi sul confine tra esterno e interno nel tessuto denso delle città, sia attraverso percorsi di riattivazione delle attività economiche negli ambiti rarefatti delle periferie, sia nella parziale o totale rimodulazione concettuale delle grandi superfici di vendita”.
I valori di vendita e i canoni di locazione hanno mostrato, nei principali Paesi dell’Unione europea, un incremento medio prossimo all’1% che, si prevede, possa essere seguito da un ulteriore rialzo, superiore al 4%, durante l’anno in corso. Tale crescita è riconducibile, in prevalenza, al recupero dei livelli pre-pandemici da parte dei passaggi all’interno degli shopping center, del rapido riavvicinamento, nonché in alcuni casi del superamento, del numero di arrivi turistici registrati nel corso del 2019.