Rigenerare in chiave sostenibile Milano può valere fino a 30 miliardi di euro e fino a 19,5 miliardi di euro di valore aggiunto, concentrato per quasi il 60% nel comparto residenziale. È quanto emerso nel corso del convegno ‘Rigenerazione urbana e sostenibilità: contesto, sfide e visione di lungo termine’, organizzato da Deloitte a Milano a cui hanno partecipato, tra gli altri, il presidente di Assoimmobiliare e Managing Director di Risanamento, Davide Albertini Petroni, il Founder e Ceo di Coima, Manfredi Catella,
Secondo l’analisi presentata durante l’evento, gli ambiti di rigenerazione urbana della città di Milano interessano una superficie di circa 9,5 kmq e una superficie lorda di poco superiore ai 5 milioni di mq, concentrata per poco meno della metà nel comparto residenziale (2,35 milioni di mq), per un terzo nel direzionale (1,5 milioni di mq) e per poco meno del 10% in quello commerciale (460 mila mq). Non solo. Secondo le stime di Deloitte, entro il 2050 saranno 920 i kmq di superficie territoriale da rigenerare a livello nazionale (1,6% della superficie urbanizzata attuale), di cui 193 kmq in Lombardia, per oltre 350 milioni di mq di superficie edificabile. Con un fatturato industriale di 2.300 miliardi di euro entro appunto il 2050, di cui 700 miliardi come ricaduta diretta sul comparto immobiliare.
“Le aree urbane sono il fulcro delle società contemporanee, per gli impatti che determinano e per le opportunità che offrono. Circa il 40% delle emissioni totali di CO2, più di un terzo del consumo globale di energia, quasi il 60% della popolazione mondiale sono riferiti alle città”, spiega Stefano Pareglio, Presidente di Deloitte Climate & Sustainability. “Rigenerare il tessuto urbano non più adeguato a stili di vita contemporanei è indispensabile, e per farlo in modo sostenibile è necessario il concorso di numerosi attori. Per questo abbiamo deciso di occuparcene, consapevoli che la sfida per la sostenibilità urbana è una straordinaria occasione di crescita economica, di innovazione e di progresso sociale”.
“Gli operatori, nel lungo periodo, si orienteranno sempre più su immobili con elevati standard esg, che aumentano le opportunità di commercializzazione degli immobili e rientrano a pieno titolo nelle strategie di creazione del valore”, aggiunge Angela D’Amico, Deloitte Real Estate Sector Leader. “Secondo ricerche di mercato, il miglioramento da classe di rating C ad A/AA comporta un repricing real estate dal 7 al 45% in Italia. La necessità di adottare standard esg con questa finalità è particolarmente sentita per l’asset class degli Hotel, dove i principali brand internazionali hanno già sviluppato una Global ESG Policy che detta gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance per tutte le strutture alberghiere del mondo aderenti al medesimo brand”.
“L’adeguamento del patrimonio immobiliare agli standard di efficienza energetica che saranno introdotti richiederà sforzi importanti”, continua Luca Panizzi, Director, Financial Advisory, Real Estate di Deloitte. “Si prospetta uno scenario in cui sono necessarie metodologie e strumenti in grado di mettere insieme capitali, competenze e soluzioni tecniche. Il tutto con un’attenzione speciale agli impatti sociali”.
Secondo le stime di Coima Sgr, per effettuare la transizione energetica dell’intero patrimonio immobiliare esistente, portandolo a zero emissioni entro il 2050, sono necessari oltre 2.000 miliardi di euro per rinnovare circa 5,3 miliardi di mq di superficie (79% immobiliare residenziale, 2% commerciale, 7% pubblico e 12% appartenente ad altre categorie). Per raggiungere questo obiettivo, è necessario stimolare un incremento del numero di investitori istituzionali nel settore immobiliare, che in Italia rappresenta meno del 10% (contro una media internazionale del 15% circa).